Nello stereotipo dell’albanese emigrato non compare la figura dell’artista di successo. Eppure talento e creatività hanno portato Adrian Paci, arrivato in Italia da studente di arte, a diventare un pittore e video-artista di successo internazionale. Fino al 6 gennaio è stato in mostra al PAC di Milano con “Vite in transito“. Nato a Scutari nel 1969, è arrivato (e poi rimasto) a Milano grazie a una borsa di studio dell’Accademia di Belle Arti. Dopo aver completato gli studi, Paci ha trovato la sua voce: raccontare il suo popolo ma anche i cambiamenti sociali del mondo, attraverso la pittura e i video. E in breve tempo le sue opere hanno ottenuto un successo tale da permettergli di vivere della sua arte.Due opere di questa mostra colpiscono in modo particolare chi è sensibile alle tematiche legate all’immigrazione. Il breve video “Centro di permanenza temporanea”
realizzato nel 2007, racconta l’assurdità di un gruppo di donne e uomini bloccati sulle scale di un aereo nel bel mezzo di una pista d’areoporto: vite in transito (come il titolo della mostra), sospese tra una terra e un’altra anche fisicamente. Ma anche il toccante video “Believe me, I’m an artist”: Paci riprende l’assurda conversazione che ha avuto con un poliziotto milanese che, partendo da una fotografia che ritraeva le figlie di Adrian, presentata alla Biennale di Venezia, lo interrogava non riuscendo a credere di avere davanti a sè un artista ma credendolo, forse perchè straniero, un pericoloso pedofilo che abusava delle figlie.
Eppure questo quarantenne albanese immigrato espone le sue opere regolarmente nei maggiori musei e gallerie del mondo: al PS1 a New York, al MAXXI di Roma, al Jeu de Paume di Parigi, ecc. Mica male per un extra-comunitario.