Undici ottobre 2021, si ricomincia: lasciato (si spera definitivamente) il lockdown alle spalle , la scuola riapre. L’emozione e le speranze per la ripresa nelle parole di cinque volontarie della Scuola Donne. Un diario collettivo, raccontato a più voci.
FRANCESCA
E finalmente ALFABETI riparte. Dopo un tempo difficile che ci è parso infinito, che ha azzerato la socialità e “sospeso” le nostre vite, producendo angoscia, incertezza,
paura del futuro, preoccupazioni economiche, terrore per il contagio, la SCUOLA DONNE ha chiamato a raccolta le sue volontarie e con il lockdown alle spalle ha ricominciato con più entusiasmo e slancio che mai.
Per la verità in tutti questi mesi non abbiamo mai smesso di riunirci (piuttosto da remoto!) per condividere le nostre idee, i propositi per restare in contatto tra di noi e con le “nostre” donne, a cui non abbiamo mai smesso di pensare, che sentivamo in grandissima difficoltà, più isolate che mai.
Ci siamo inventate lo sportello SOS DONNA, abbiamo aperto la sede di Via Abbiati n°4 alle donne che necessitassero di aiuto, per scoprire che tutto quello che desideravano era TORNARE A SCUOLA a imparare l’italiano.
Abbiamo messo in campo la forza, la ricchezza di un collettivo formato da volontarie appassionate ed entusiaste che credono profondamente nell’importanza dell’accoglienza e dell’inclusione.
Le disposizioni anti Covid19 ci impongono limiti di capienza delle classi e hanno determinato lunghe liste di attesa, ma siamo impegnate alla ricerca di qualsiasi possibile soluzione per accogliere il maggior numero di donne. Purtroppo ancora senza bambini, lo spazio non è sufficiente ad ospitarli ma stiamo elaborando una proposta che offra un nuovo servizio da rivolgere alle neo mamme. Work in progress!
STEFANIA
Vivo il nuovo inizio della Scuola Donne con un alternarsi di emozioni contrastanti: la sensazione di precarietà che il Covid mi ha lasciato e la paura di una nuova frustrante interruzione delle lezioni coesistono dentro di me con un’energia positiva che mi spinge ad essere fiduciosa. Riemergono il mio entusiasmo e la mia voglia di aiutare le nostre donne a sentirsi meno sole e più padrone degli strumenti con cui affrontare la quotidianità. Quando mi sono trovata in classe, a conoscere le nuove studentesse, l’esitazione si è fatta da parte e ho sentito di essere quella di “prima”: l’isolamento e il silenzio che la pandemia ha imposto non sono riusciti a cambiare il mio modo di essere parte della Scuola Donne. Ci sono momenti in cui l’incertezza ancora mi spaventa, tanti in cui mi ripeto “speriamo in bene”, ma non ho perso lo slancio per cominciare con il piede giusto questo nuovo anno ad Alfabeti.
EGLE
La scuola è lì, è sempre stata lì. Anche se era chiusa, anche se noi ce ne stavamo in casa isolate, angosciate. Per tutti questi mesi abbiamo pensato alle nostre donne, che più isolate di noi dovevano purtroppo essere, senza neppure lo strumento della lingua italiana per orientarsi in questo incubo sconosciuto. Abbiamo cercato di tenere un filo, fra di noi e quando è stato possibile anche con loro, attraverso le chat, il telefono, le riunioni a distanza. La falsa partenza interrotta dalla seconda ondata è stata un brutto colpo, ma non ci siamo fatte abbattere. Poi le nostre telefonate si sono fatte più speranzose: “Vaccinata anche tu? Prima, seconda dose?”. Riunioni in via Abbiati 4, tutte con le mascherine: poi la grande idea dello Sportello SOS, poi le iscrizioni, poi via con il nuovo anno. C’è una rete ancora da perfezionare, nuove volontarie da formare, una lista d’attesa lunga così. Ma la fiducia e l’entusiasmo delle donne che vengono a scuola, quelli credo che ci siano già tutti interi. Basta guardarle negli occhi.
ANNA
Scuola Donne Alfabeti, ripresa 2021-2022.
Non osavo sperarlo, già l’ottobre scorso ci avevamo provato, poi una iscritta positiva, i contagi che risalivano, la paura… Ma l’entusiasmo c’era, si sentiva, le donne arabe ai giardini chiedevano: «Ma non riprendete? Quando riapre la scuola? ». Qualche incontro su Zoom. Ma niente da fare, abbiamo dovuto restituire i soldi. Seconda ondata, scusate, abbiamo scherzato.
Poi a primavera i vaccini, l’apertura dello sportello, la chat delle volontarie. Insomma, c’eravamo e riuscivamo in qualche modo a comunicare.
Finalmente a settembre, con tutte le difficoltà e le precauzioni possibili: niente bambini (e chi si iscriverà più?), classi ridotte all’osso, distanziamento, disinfezione…siamo riuscite a mettere insieme le classi. Adesso dobbiamo far quadrare i numeri, riempire i vuoti di chi si è iscritto ma non viene, chiamare dalla lista d’attesa. E le nuove volontarie: come affiancarle, formarle. È più complicato degli altri anni, ma la voglia di esserci, di tornare a insegnare ci sostiene, lo spirito è alto, tanti mesi di clausura e di inattività non ci hanno fiaccato, sentiranno ancora parlare di noi!
Incrociamo le dita e avanti a testa bassa! Buon lavoro ragazze, con la grinta di sempre.
SILVIA
Che emozione essere in classe nuovamente! Mi mancava davvero tanto, perché insegnando e interagendo con le mie allieve egiziane è molto più quello che ricevo da loro di quello che in realtà do io. Ricevo affetto, gratitudine, talora confidenze, può nascere con qualcuna di loro anche una sorta di amicizia nel tempo. Nasce una solidarietà femminile anche tra di loro che non è cosa scontata.
Vengono a scuola contente… significa che l’ ambiente è sereno. Ridono, scherzano… Speriamo di riuscire nel nostro piccolo, insegnando un po’ di italiano , a contribuire alla loro integrazione non sempre facile, ma necessaria, per una migliore qualità della vita..
ADRIANA
Finalmente si ricomincia! Dopo quasi due anni in cui mi sembrava di essere inutile finalmente la possibilità di offrire a delle donne l’opportunità di imparare la lingua del paese in cui vivono da alcuni anni mi ha davvero riempito il cuore. E dopo circa tre settimane di scuola sono davvero entusiasta perché queste ragazze (vanno dai 20 ai 34 anni) sono davvero molto partecipi perché riuscire a ritagliarsi due ore tutte per loro è davvero un momento in cui possono essere solamente se stesse. Ogni volta che in classe vedo che cercano di mettercela tutta per riuscire a dire o leggere qualche parola mi sembra davvero di realizzare qualcosa di grande, non sono un’insegnante ma sapere di potere, anche se per poco, fare qualcosa che può aiutarle nella loro vita mi riempie di orgoglio e mi mette sempre più alla prova. Sono due ore importanti per loro ma importantissime anche per me.
ELENA
L’ultimo anno e mezzo ci ha costretti a una vita di forte isolamento. Sono ad Alfabeti per rimettere l’inclusione al centro dei nostri giorni, fornendo alle donne straniere del mio quartiere gli strumenti per reclamare il proprio posto nella società.