È stata una bellissima serata. Una festa molto riuscita, con momenti di tanta allegria, un pizzico di commozione, una bella dose di orgoglio e la promessa di tornare a rivedersi. Come da manuale per qualsiasi fine di anno scolastico che si rispetti, anche Alfabeti
ha organizzato, la sera di giovedì 26 giugno, la consegna degli attestati di frequenza che certo non hanno alcun valore legale, non sono dei diplomi, ma certificano le ore, la pazienza, l’impegno, il sudore, e spesso, per chi lavora, le ore rubate al riposo dei quasi 200 immigrati che si sono iscritti alla nostra scuola popolare.
L’idea vincente è stata quella di organizzare due concorsi che, nelle settimane precedenti, erano stati pubblicizzati nelle classi. E dunque via col concorso culinario e col concorso fotografico.
Il primo, detto scherzosamente Alfabeti Masterchef, prevedeva che i concorrenti cucinassero un piatto caratteristico del loro Paese con una breve spiegazione dello stesso. È stata un’idea vincente perché i piatti stessi (ha vinto un piccantino ma delizioso zighinì eritreo) hanno costituito la parte mangereccia della serata per tutti. Infatti è stato deciso che non fosse una apposita giuria a giudicare i piatti, bensì tutti i presenti che hanno infatti votato una scheda (alias dei pratici post-it…) col numero del piatto preferito.
Stessa votazione per la gara fotografica che aveva come tema “Un angolo della mia città”: anche in questo caso era stato chiesto di scrivere una breve esplicazione che accompagnasse la fotografia. Ma la cosa più divertente è stato il clima che si era andato creando: facce che magari non si vedevano da qualche tempo, alunni di classi diverse che si mischiavano, volontari insegnanti che, impegnandosi in sere diverse, avevano poche occasioni di incontro.
Una volta proclamati i primi tre piazzati per ciascuno dei due concorsi (con regolare premiazione), si è poi passati alla consegna degli attestati, il momento clou della serata. L’attestato di frequenza, firmato dai due insegnanti di ogni classe, riportava il nome dell’immigrato allievo e le ore impiegate nelle lezioni.
Il nostro Steven li ha consegnati chiamando con accento (quasi) impeccabile ognuno degli allievi. E vista la multietnicità dei nomi provenienti dai quattro angoli della Terra mica era facile! Tanti gli applausi ogni volta, tante le foto scattate con l’attestato in mano, tanti i sorrisi di orgoglio e soddisfazione.
Foto e sorrisi da mandare a casa, in terre lontane, per raccontare a una madre, a una moglie, a un figlio, a un amico che in fondo non si sta così male, che l’integrazione in quella terra straniera prosegue, che tanta fatica non è stata sprecata, che la speranza di un domani migliore non è morta. E poi i brindisi, cercando di stare attenti a chi beve l’aranciata perché l’alcol “no, grazie, ma io non lo bevo”… E poi i saluti con gli insegnanti, coi compagni. “Tu torni al tuo Paese quest’estate?”. “No, non ho i soldi, resto qui”. “Allora ci vediamo a settembre?” . “Sì, a settembre”. Sì, amici, arrivederci a fine settembre. Qui, ad Alfabeti.
Giovanni Pianetta