Prima di iniziare nessuno sa come sarà un’esperienza di volontariato. E fra le numerose possibilità, venire a insegnare italiano agli stranieri ad Alfabeti riserva ancora più sorprese. Molti volontari restano qualche mese, molti altri rimangono per tanti anni, come Anna, che intervistiamo oggi: insegnante in pensione, appassionata e combattiva, arriva sempre in classe con il sorriso e non demorde davanti a nessuna difficoltà.
Da quanto tempo sei volontaria di alfabeti e come hai scoperto la sua esistenza?
Sono entrata in alfabeti nel 2007, appena andata in pensione. Un’amica di mia figlia giulia (che ha pure collaborato con alfabeti fino all’attesa del suo primo figlio), silvia gullo, faceva la volontaria ed era entusiasta. Si doveva trasferire a bologna ed era dispiaciuta di lasciare alfabeti. Io l’ho sostituita.
Avevi precedenti esperienze di volontariato?
No, è iniziato tutto quell’anno. Prima avevo altri impegni! Ma poi ne ho trovati altri 4…
Da quest’anno sei passata dalla scuola serale alla scuola delle donne: ci puoi raccontare specificita’ e differenze?
Credevo che le donne fossero più organizzate e ordinate, non è proprio così. Sono solo meno numerose e più omogenee come utenza. Come il serale dei primi anni sono quasi tutte egiziane. Ma rispetto agli uomini sono più volonterose e costanti. In compenso ci sono i bambini. I piccoli non vogliono mollare le madri e queste leggono, scrivono e parlano allattando o distraendo piccole belve urlanti. Le iscrizioni non finiscono mai e ne perdiamo diverse per strada, come al serale.
Ti capita di avere a che fare con donne straniere in difficolta’? In quel caso, come ti comporti?
E’ ancora presto, la mia esperienza con le donne è solo di un mese. Stiamo studiando il corpo umano e la sanità perché la loro prima emergenza è farsi capire dagli addetti quando i bambini o loro stesse stanno male. Altre hanno figli grandicelli che non vanno a scuola, stiamo cercando di capire perché.
Ci puoi raccontare di qualche studente di cui hai visto che, dopo aver migliorato la competenza di italiano, ha cambiato la sua vita in meglio?
Difficile rispondere, di molti non sappiamo più nulla. I mediatori storici, che quotidianamente ci aiutano, ci sono però ancora affezionati e tornano ancora a trovarci, qualcuno ha davvero trovato la sua strada.
Cosa auspichi per il futuro di alfabeti?
Mi pare che si stia andando forte, le attività si stanno moltiplicando e qualcuna è davvero importante e positiva, con grandi ricadute nel quartiere. Se penso ai passi fatti dai tempi della cantina maleodorante dove facevamo lezione in via maratta… auspico che alfabeti trovi fondi e finanziamenti in modo da non dover sempre rischiare la chiusura (ritornello ahimè costante nel tempo) e che le energie e le idee giovani e costruttive riescano a coordinarsi al meglio e dare frutti. Dai ragazzi avanti così!!!