In mezzo al flusso incessante di immagini, notizie, analisi e reazioni che hanno seguito gli attentati di Parigi, mi aspettavo di tutto, tranne di rimanere spiazzato di
fronte alla reazione composta e dignitosa di un padre e di una madre.
I genitori di Valeria Solesin, la ragazza italiana uccisa nella carneficina del teatro Bataclan, avrebbero avuto tutto il diritto di restare in silenzio e nascondersi alle
telecamere, oppure di disperarsi platealmente come vediamo fare tutti i giorni durante i tristi pomeriggi televisivi che da tempo accompagnano le nostre giornate. O ancora, Alberto e Luciana avrebbero potuto fremere di rabbia chiedendo vendetta, o elevarsi al di sopra delle cose e “perdonare” gli assassini, facendo la felicità dei giornalisti, che pare non riescano a resistere dal porre la domanda più fuori luogo in situazioni come queste. I genitori di Valeria, però, non hanno seguito nessuno di questi comportamenti; con una semplicità e una forza disarmanti, hanno ricordato la figlia senza mai scivolare in sentimenti di odio, di autocommiserazione, di superiorità. In un momento in cui in cui i social network rigurgitano furore e razzismo, mentre i capi di Stato mascherano malamente il proprio desiderio di guerra, il comportamento di questi due genitori appare qualcosa di assolutamente rivoluzionario. Io sono sicuro che, nonostante le apparenze contrarie, molte persone (come chi scrive) si siano sentite sollevate e rappresentate dalla dignità e dalla compostezza di Alberto e Luciana, una dignità e una compostezza che non sembrano poter essere altro, se non il risultato di quella meravigliosa parola che è così bello poter ancora pronunciare, ovvero “civiltà”.I genitori di Valeria, con il loro agire, ci ricordano che in giorni cupi come quelli che stiamo vivendo, le persone raziocinanti e “umane”, quelle che cercano sempre di capire il perché delle cose, hanno il dovere di mantenere la barra dritta e guardare oltre la follia.
Moreno Castelli