Al PAC di Milano fino all’11 settembre sono esposte opere di 33 artisti africani nella mostra “Africa. Raccontare un mondo”, una rara occasione di vedere i lavori di diverse generazioni di artisti della scena subSahariana. Tra linguaggi e materiali diversi, fotografie, dipinti, installazioni, video, fotografie e sculture, quello che salta subito all’occhio è l’eterogeneità dei mezzi contrapposta a un’uniformità di temi affrontati, che oscillano tra due argomenti affini, le conseguenze del colonialismo e l’emigrazione.
All’ingresso la tela del senegalese Omar Ba introduce il tema principale: l’identità africana e la ricerca di sé nell’emigrazione. Realizzata appositamente per la mostra, questa opera dipinta su fogli di cartone ondulato è di grandissimo impatto e prende ispirazione dal “Quarto Stato” di Pellizza da Volpedo (conservato all’ingresso del Museo del Novecento).
Malala Andrialavidrazana, artista del Madagascar trapiantata a Parigi, ha inventato delle mappe illustrate realizzate al computer con le quali racconta gli eventi della Storia. Seydou Keita, considerato il padre della fotografia africana, nelle sue foto realizzate nel Mali negli anni ’60 narra piccole storie quotidiane, mentre i coloratissimi dipinti pop di Cheri Samba, realizzati fra il Congo e Parigi, parlano del razzismo nel mondo dell’arte.
Tra le opere più originali spiccano “La Meduse” del nigeriano Yinka Shonibare Mbe che rappresenta una nave africana avvolta nella tempesta a imitazione della celebre “Zattera della medusa” di Géricault, e la grande installazione del camerunense Barthélémy Toguo, un’imbarcazione zeppa di bagagli di migranti. La tradizione delle maschere africane è ripresa, invece, da Romualdo Hazoumé, che nel suo studio nel Bénin realizza allegre sculture antropomorfe usando esclusivamente oggetti di recupero.
Perfettamente inserita nel contesto del PAC dove, attraverso la lunga parete di vetro, dialoga con la natura del parco e con “I sette savi”, la scultura di Fausto Melotti in marmo di Carrara, “Africa. Raccontare un mondo” è una mostra affascinante e ricca, un viaggio artistico verso un mondo che tendiamo a considerare solo per i suoi problemi e di cui faremmo bene a smettere di ignorare la sensibilità.
Sara Pupillo